Tutto sempre in ordine?

Importante è riordinare! Se questo, invece di essere un suggerimento, diventa un diktat e se il proprio livello di igiene è al limite della paranoia, si può essere vittime di un Disturbo ossessivo-compulsivo.

L’amore per l’ordine e la pulizia è un sentimento positivo e piacevole, specie se rivolto – come la nostra cultura ci ricorda –  all’attenzione, alla cura, all’igiene di noi stessi, dei luoghi in cui abitiamo, dei nostri oggetti personali.

Un normale e sano mettere a posto non ha nulla a che fare, però, con l’ossessione di dover per forza riordinare, al punto da immobilizzarci o da impedirci di uscire di casa se tutto non rispecchia esattamente il nostro lindo mondo immaginario!

Quando, perciò, le cose si manifestano con una modalità eccessiva ed incontrollata, vi è il rischio di una vera e propria Dipendenza, di un Disturbo ossessivo.

Quali sono i motivi del “tutto sempre in ordine”?

  • Le motivazioni possono essere legate allo sviluppo personale dell’individuo, alle sue esperienze – che si formano giorno dopo giorno – alle relazioni (a partire dalla famiglia d’origine, per passare a quelle che ci creiamo nell’adolescenza, fino ad arrivare a quelle dell’età adulta).
  • Spesso i soggetti che soffrono di questa Dipendenza nascondono una personale insicurezza e un pizzico di mancanza di fiducia nel rapporto con chi ci è vicino. 
  • Da ultimo, l’esigenza di tenere sotto controllo le cose, implica il voler gestire in toto i propri rapporti interpersonali, mettendo in atto misure di sicurezza e di controllo su tutto quello che ci circonda.

E’ (o non è) Dipendenza Patologica?

  • Se questo modo di fare non è così significativo da compromettere la qualità della vita e delle proprie relazioni, non c’è motivo di considerarlo un problema.
  • Se invece iniziano a essere intaccati, allora una modalità diventa patologia che sfocia in un Disturbo ossessivo-compulsivo.

Si ha Disturbo ossessivo-compulsivo quando la modalità del “tutto in ordine” richiede appositi rituali da mettere in campo per riuscire a neutralizzarla: lavarsi le mani anche quando non necessario, spolverare, igienizzare e sanificare gli ambienti, piegare e riporre negli armadi tutto quello che sia fuori posto.

Una particolare attenzione deve essere rivolta – in tempo di pandemia – alla necessità  di sanificare per prevenire (soprattutto psicologicamente!) il rischio del contagio, assumendosi – se questa cosa dovesse verificarsi – ogni responsabilità con relativi sensi di colpa.

In questo caso non si parla di Dipendenza ma di un disturbo legato all’ansia e all’angoscia, causate da informazioni confuse e discordanti e legate alla paura della morte.

Soluzioni?

Fino a quando la sfera personale e quella delle relazioni non ne risente, non è necessario cercare rimedi.

In caso contrario, è necessario intervenire rivolgendosi a uno psicologo per avere una diagnosi e che approfondisca la situazione: qual è la sua entità, le motivazioni del problema, per poi iniziare una terapia.

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